La mia storia di running, 2020

2020. Inverno
L’anno si apre con una garetta il 4 Gennaio: il dolore al metatarso non è ancora scomparso e un nuovo trauma il giorno successivo mette a dura la prova la mia costanza (uscire col freddo, già di per sé, è più difficile).
In qualche modo, tra ghiaccio e solette ammortizzanti, il dolore rientra.
A Gennaio per la prima volta corro sul lungomare, a Jesolo, di ritorno dal concerto di Fosco17. A questo mese risale l’acquisto di un nuovo GPS tracker, il Garmin Forerunner 235, che sostituisce l’inaffidabile Polar.
Il 18 Gennaio è la data del 2^ Trippa Trail di Umin, che chiudo guadagnando 4 minuti rispetto all’anno precedente. E’ una gara da ricordare, oltre che per la simpatia del nome e del percorso, perché sarà l’ultima per molto tempo a venire.
La successiva garetta nei dintorni infatti, prevista per il 23 Febbraio, verrà annullata a causa dell’emergenza Covid-19, e da qui in poi tutte le altre seguiranno la stessa sorte.
Due mezze maratone a cui ero già iscritto saltano: Strasimeno e Moonlight di Jesolo: arrivederci al 2021.
2020. Quarantena
L’11 Marzo l’OMS dichiara lo stato di pandemia, mentre qualche giorno prima Giuseppe Conte aveva annunciato il lockdown per il nostro paese.
Strava mi ricorda che per un paio di settimane ho proseguito l’attività motoria di base, all’aperto e in solitaria, in ottemperanza al famoso DPCM, introducendo un po’ di dislivello positivo (salita) ad ogni uscita (circa 200m).
Ma il 22 Marzo, per la prima volta, salgo su un tapis roulant fortunosamente recuperato. La prima sfida che il tappeto mi presenta non è sportiva, ma meccanica: ho imparato, a spese mie e delle dita, cosa significa inserire una cinghia in una puleggia. Superate queste criticità tecniche, il tapis roulant mi accompagnerà da qui fino a Maggio.
Ad Aprile la sfida con me stesso è correre tutti i giorni sul tappeto: a fine mese conto 301,3 km virtuali, comprensivi di una mezza maratona casalinga. A rendere meno noioso e più stimolante l’allenamento indoor ci pensa Zwift, meravigliosa e geniale app nata per il ciclismo, che però io consiglio anche per la corsa.

2020. Estate
A Maggio decido di ripetere la sfida, in questo caso però alternando il tapis alle uscite: il 4 Maggio infatti segna il ritorno all’attività outdoor, pur tra mille precauzioni. Numerose comunque sono le volte in cui utilizzo tappeto e Zwift, anche perché dal punto di vista meteorologico è un Maggio piuttosto piovoso.
Per la May Half Marathon challenge di Strava, opto per un’uscita lunga: 27 km per raggiungere il piazzale Nevegàl e tornare indietro, 670m di dislivello, una media inferiore a 6’/km.
Concludo il mese con 313,3 km percorsi tra indoor e outdoor (record) e 61 giorni consecutivi di corsa, che diventano 64 se contiamo i primi 3 di Giugno. Mese che conta finalmente qualche giorno di riposo e qualche uscita in mountain bike, nuova arrivata per ampliare la possibilità di cadute ed infortuni.
A Giugno decido di percorrere una pista da sci (la Coca) in salita, quasi 600m D+ in appena 2 km. Sarebbe una “vertical race“, ma come tutte le gare in quel periodo, solo individuale (e comunque non ho vinto nemmeno i premi ad estrazione). La mezza di Giugno è un fondo lento e il mese si conclude con alcune corse in terra umbra, dove scopro di soffrire incredibilmente il caldo, l’afa e la umidità, le mie prestazioni degradano irrimediabilmente (vengo battuto da mio fratello in un segmento Strava).
A Luglio saluto le Ghost 11 dopo 1500+ km e do il benvenuto alle Asics Gel-Nimbus 22, livrea “tiger”, scarpe stabili ed esteticamente accattivanti.
Questo è il mese in cui, timidamente, riprendono alcune uscite con il gruppo “Corrinsieme“, pur tra mascherine e precauzioni mai viste (né pensate) prima. La mezza di luglio è una sofferenza tra caldo, umidità, pioggia e stanchezza, ma cosa non si fa per un badge Strava…
Da segnalare però i primi passi nel mondo della MTB, sotto la guida attenta del maestro Ato, in terra cadorina.
Agosto parte col botto, sui sentieri del Nevegàl: gli italiani si riversano al mare, come se il virus non fosse mai esistito, e sembra che per le gare di corsa in montagna ci sia qualche possibilità di ripresa. Perciò vado in avanscoperta sul “muro delle Erte” (un’altra pista da sci, ma molto più ripida della Coca) e per la prima volta quest’anno affronto il sentiero Vallavia.
In questo mese c’è anche il ritorno a Belluno di papà, completamente ristabilitosi dall’infortunio: lo trascino sul Nevegàl, a due uscite di Corrinsieme e alla “mezza di agosto”, al tramonto su un anello di sterrato con discreto dislivello.
Non riesco però a coinvolgerlo nell’evento dell’estate: il ritorno ad una gara “ufficiale”: è il Trail Sovramontino, 17K e 1100m D+, una bellissima fatica, in cui ad accompagnarmi è ancora una volta Stefano (sì, quello della mezza). Non nascondo la gioia per il ritorno ad una competizione vera e propria, resa ancora più dolce per aver rifilato a Stefano, che sul piano vedo sì e no col binocolo, un quarto d’ora buono al traguardo.

Con settembre decido di iscrivermi ad una società sportiva, e la scelta non può che cadere su Run&Fun, un allegro e attivo gruppo di amici, prima che atleti e organizzatori di eventi.
Mentre le scuole, timidamente, si organizzano per riaprire, corro per la seconda volta sul lungomare (Bibione, questa volta) e partecipo ad un trittico di 3 gare da 5K l’una “Running Stopwatch“, con partenze scaglionate e indossando la mascherina: ogni tanto è bello allenare anche la velocità, sfioro i 4’30”/km di media (a onor del vero, erano su sterrato e con un po’ di dislivello).
Con alcuni amici e soci di Run&Fun, a metà mese affronto la celeberrima Transcivetta, 22K di trail con 1900m di D+, in una bellissima giornata, quasi estiva, all’ombra dell’imponente Civetta. Alla fine ci rilasciano anche una pergamena ricordo di questa assurda non-edizione 2020.
Nella stessa settimana (sì, ero in ferie), una piccola impresa in bici: la ciclabile della Drava (da San Candido a Lienz): 100K in un giorno solo (sì, esiste un badge di Strava per questo) con immancabile sosta allo spaccio della Loacker.
Manca poco più di un mese alla maratona di Venezia (mi ero iscritto a Novembre 2019); complice la grande incertezza legata alla pandemia e la quasi assenza di gare, la mia preparazione è traballante, per non dire che non è ancora cominciata.
Gli organizzatori ostentano ottimismo (provocando in me una certa irritazione), ma alla fine il 23 di settembre arriva la conferma: la maratona non si farà, arrivederci al 2021. Triste, ma inevitabile.
Il mese comunque finisce in bellezza, con la 1^ partecipazione al miracolato Trail del Nevegal, 21K e 1700m D+, insieme a @runurse e Stefano (sì, ancora lui). Una delle mie migliori prestazioni: io e Stefano partiamo incolonnati sul Vallavia, poi perdo terreno in discesa (umida, scivolosa, il mio tallone d’Achille), ma nell’ultima salita al rifugio Col Visentin do fondo alle energie residue, supero Stefano e anche Giangiacomo (il quale poi mi riprenderà, finita la discesa) e chiudo poco sopra le 3h. Batto per la seconda volta Stefano, che dovrò aspettare 30′ al traguardo (e poi altri 20′ per @runurse).

2020. Autunno e seconda ondata
Con l’inizio dell’autunno si presenta, ineluttabile, la seconda ondata di contagi legati al Covid. Ottobre, mese che nei due anni precedenti avevo votato alla “velocità”, con qualche allenamento in pista, nel 2020 è dedicato a fresche uscite individuali, giuste per ottenere i consueti badge mensili: 200KM, 2000m D+, una mezza maratona in 30 giorni.
Da segnalare anche una bella uscita in MTB nella suggestiva foresta del Cansiglio, sulla strada del Taffarel.
Novembre, mese dei miei trent’anni, scorre più o meno allo stesso modo: frequenti uscite nei boschi, sui sentieri dei Coi de Pera consigliati da Giulia, discreti dislivelli.
Il giorno del mio compleanno, invece, coinvolgo ancora una volta Stefano, in qualità di lepre, nel tentativo di migliorare il mio personale sui 10.000m, per lasciare almeno un’impronta in quest’anno storto.
La location scelta (da Stefano) è un’anello di circa 1 km, in una zona industriale deserta la domenica mattina, con un timido sole che scalda la fredda giornata novembrina.
Il tentativo va a buon fine: seguendo il mio pacer personale (che parte classicamente un po’ troppo veloce) riesco a mantenere un ritmo medio di 4′ 21”/km, chiudendo (sfinito) i 10K in 43′ 31”: il mio PB nel giorno del mio trentesimo compleanno.
A dicembre, purtroppo, accade l’imprevedibile: dopo mesi in cui ci siamo ripetutamente sfiorati, il Covid-19 riesce a colpirmi, mettendomi fuori gioco per più di 20 giorni. Bisogna attendere il giorno di Santo Stefano (no, non quello della mezza) per tornare a correre, faticosamente, per 10 km.
Non trovo parole per sottolineare ulteriormente l’assurdità di questo 2020, che però, almeno dal punto di vista del running, mi ha regalato, nel mio piccolo, grandi soddisfazioni. Tutto da rifare, quindi, nel 2021.
Leggi anche: La mia storia di running, 2018-2019
Bellissimo racconto anche quest’anno, fonte di ispirazione e positività nonostante tutte le difficoltà affrontate. Mitico come sempre.
Nel 2021 scriveremo una storia diversa!
(forse non per i Trail)
Complimenti, emozionante e motivante leggere questo racconto. Grazie!
Che dire, è arrivata finalmente una bicicletta. Fin qui è solo un germoglio. Fiorirà. Buone corse
Buone le prestazioni in outdoor, folli quelle sul tapis.
Pronti per il record sui 1000m.
Gender gap da rivedere.