Curve
L’altro giorno, mentre stavo guidando a gran velocità per presentarmi in perfetto orario all’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia, luogo nel quale avrei dovuto sostenere una serie di esami, a un certo punto, proprio mentre pensavo a com’è doloroso alzarsi alle sette di mattina, passando in una mezza curva ben precisa seguita da un semaforo, mi è venuta addosso una grande allegria. Allora ho pensato che tante volte sotto quel semaforo dell’incrocio per San Sisto io sono stato contentissimo.
Immediatamente mi sono chiesto come mai accada così spesso che nella mia vita esista questo sentimento di affetto così intenso per delle curve e dei semafori. Quasi sempre, quando sono stato in macchina con un ragazzo che mi piaceva molto, se era un ragazzo che mi piaceva veramente non ho potuto fare a meno di dirgli che stavamo passando in una curva che amavo moltissimo, e ho cercato sempre di fargliela apprezzare perché se non avessi detto niente mi sarei sentito uno che nasconde qualcosa.
Mi ricordo che un giorno stavo andando per la prima volta a prendere un mio amico, un ragazzo di una bellezza straordinaria, e per fortunata circostanza del caso sono passato in una grande curva in pendenza, di quelle da fare ai centodieci all’ora, una curva che non avevo dimenticato più, e in cui ero già stato in una bella sera di giugno.
Quella curva l’avevo cercata per cinque o sei anni senza mai trovarla perché confondevo una pedemontana con un fondovalle, e mi ostinavo a sbagliare sempre. Appena ho visto quel ragazzo gli ho detto subito che avevo ritrovato una curva che avevo cercato per degli anni, gliel’ho descritta, e ci siamo andati immediatamente perché anche lui mi ha detto che quel posto gli piaceva moltissimo.